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Giornata mondiale contro la violenza sulle donne
Oggi, 25 Novembre, è la "Giornata per l’eliminazione della violenza contro le donne, molestie sul luogo di lavoro e altrove, abusi e discriminazioni", una giornata per mettere al centro una grave realtà che si tinge di rosso, ormai quotidianamente.
Dietro ai numeri, alle statistiche ci sono storie dolorose di donne, fatte di paura, soprusi, dignità ferite. E’ una violenza che si esercita in tutti i contesti, da quello familiare a quello sociale, dalla politica ai luoghi di lavoro e troppo spesso dove si utilizzano rapporti gerarchici, precarietà, incertezza sulle prospettive di lavoro, o quando il linguaggio, la cronaca colpevolizza o giustifica i comportamenti violenti contro le donne che sono già vittime, si somma violenza a violenza.
Quante volte abbiamo sentito dire “Se l’è cercata!”: ma la violenza non deve mai essere leggittimata, MAI!!! E minimizzare fa male, molto male!
La violenza contro le donne non è solo fisica e sessuale ma è anche economica e psicologica: le donne ancora oggi si trovano a scegliere tra lavoro e famiglia, occuparsi dei figli, prendersi cura di familiari malati o con disabilità, a scapito della loro carriera lavorativa. Sono tante le donne che abbandonano il lavoro, che hanno carriere discontinue e non raggiungono i requisiti pensionistici.
E la pandemia non ha fatto altro che inasprire la condizione delle donne: i numeri delle denuncie di violenza tra le mura domestiche fino ad arrivare ai femminicidi sono drammatici. Gli “Sportelli anti molestie” della CISL attivi su tutto il territorio nazionale forniscono un orientamento, anche con consulenza legale, a chi subisce discriminazioni o violenze (fisiche e psichiche) nell’ambiente lavorativo, familiare e sociale in cui vive, e continuano a registrare numeri importanti di donne che si rivolgono al sindacato per avere un supporto, per capire se può esserci e in che modo una via di uscita per riacquistare la propria dignità, riprendersi la propria vita.
La violenza di genere fa poco notizia quando colpisce sul lavoro. I media portano sotto i riflettori i casi clamorosi, eppure le conseguenze psicologiche e sociali degli atti che ogni giorno si compiono nei confronti delle donne restano nell’ombra e non è un caso che il consumo di ansiolitici sia in crescita costante - un punto di svolta, tuttavia, è stato l’adozione nel 2006 del Codice delle pari opportunità che ha inserito le molestie tra le discriminazioni lesive dei diritti umani.
Nel mese di luglio 2021 è stato istituito con un decreto legge il Fondo per il reddito di libertà, provvedimento importante dal punto di vista dell’emancipazione femminile, un primo passo verso l’autonomia delle donne vittime di violenza, uno strumento che, se integrato con altre misure di aiuto, può avviare un processo di cambiamento e riscatto.
È stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale la legge sulla parità retributiva per contrastare il gender pay gap femminile (differenza percentuale tra la retribuzione oraria media di uomini e donne rapportata a quella maschile), che misura quindi quanto le donne guadagnino meno degli uomini; secondo Eurostat le donne italiane guadagnano il 17,9% in meno degli uomini, in pratica lavorano gratis 66 giorni su 365. E’ un problema gravissimo: possiamo fare molto con la contrattazione e buone leggi ma occorre necessariamente un cambiamento culturale. L’art. 37 della Costituzione afferma che “La donna lavoratrice ha gli stessi diritti e, a parità di lavoro, le stesse retribuzioni che spettano al lavoratore”, ma di fatto ancora oggi una serie di ostacoli di ordine economico e sociale limitano l’effettiva partecipazione delle donne al mercato del lavoro, e sui luoghi di lavoro spesso le donne sono discriminate poiché l’organizzazione delle condizioni e dei tempi di vita sono in conflitto con le loro vite e introducono differenti trattamenti che mettono in una situazione di svantaggio le donne lavoratrici.
È necessario quindi costruire una vera "comunità solidale", assumere come valore fondante il rispetto reciproco tra uomini e donne, il principio della parità di genere, attraverso un processo educativo e culturale del nostro Paese.Tutte le agenzie educative devono agire in rete, individuando situazioni di sudditanza economica e forme di violenza subdole, quelle più difficili da affrontare e risolvere. “Se è giusto si deve fare, parità è parità”, affermava Ines Ferro, sindacalista CISL già nel 1957.
Non partiamo da zero. Le conquiste degli ultimi anni, tradotte in documenti e testi legislativi, dalla Convezione di Istanbul all’Accordo quadro tra le parti sociali europee fino alla Convenzione Ilo, rappresentano passi in avanti ma non basta.
Dobbiamo fare ancora molta strada, realizzare una vera rivoluzione culturale, che renda tutti consapevoli, che RISPETTO e relazioni sane sono la base di una Società davvero civile.
La Segretaria Nazionale |
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La Responsabile Coordinamento Nazionale Donne Cisl FSUR Università |
Simona Romano |
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Roberta De Falchi |